QUANTO COSTA DAVVERO IL RIARMO “EUROPEO”

Oggi si riuniscono ad Antalya in Turchia i ministri degli Esteri della Nato. Tema: l’aumento delle spese militari. L’obiettivo è ormai fissato al 5% del Pil, un valore inimmaginabile anche solo pochi mesi fa. Ma ora c’è da fare la guerra alla Russia, da qui all’eternità. Almeno così si direbbe guardando alle cifre ed alla tempistica.

Ma siccome dirla tutta sarebbe un po’ scomodo, sulle cifre reali – quelle che le persone potrebbero ad esempio confrontare con gli stanziamenti per la sanità – lorsignori preferiscono imbrogliare.

Ecco allora il titolo del Corriere della Sera di oggi: “Per l’Italia bolletta Nato da 4 miliardi per 7 anni”. Bene, diranno i benpensanti, in fondo si tratta “solo” di 28 miliardi di euro spalmati su 7 anni. Non proprio noccioline, ma poteva andare peggio.

In realtà le cifre sono ben diverse. E l’articoletto in questione lo ammette parlando di percentuali (una cosa spesso astrusa per i più), ma mentendo spudoratamente sulla spesa reale. Seguiamo allora questa vera e propria truffa giornalistica. L’autore, tal Giuseppe Sarcina, ci informa che nel 5% ci sono in realtà due voci: le spese militari propriamente dette, le altre spese collaterali tipiche di chi si prepara alla guerra (cybersecurity, protezione strutture strategiche, telecomunicazioni ecc.). Le prime dovranno arrivare al 3,4-3,5%, le seconde all’1,5%. Totale 5%. 107 miliardi all’anno in base al Pil attuale.

Sarcina dice che ad Antalya si fisserà solo la tempistica per l’aumento delle spese militare intese in senso stretto, da portare al 3,5% entro il 2032. Ed è su questo che fa i suoi calcoli. Poiché l’Italia dichiarerà un 2% per il 2025, l’incremento annuo dal 2026 al 2032 sarebbe stimabile in uno 0,2% all’anno. Apparentemente un nulla, che il Sarcina non può fare a meno di quantificare in 4,3 miliardi di euro. Da qui la sua moltiplicazione approssimata: 4 miliardi x 7 anni fa 28 e discorso chiuso.

Questo modo di fare i conti è un imbroglio bello e buono, per due evidentissime ragioni. La prima è che l’articolista del Corriere si bada bene dal calcolare l’effetto cumulativo di quegli apparentemente innocui decimali. Bene, il calcolo lo facciamo noi. Se il primo anno l’incremento sarà di 4,3 miliardi rispetto alla base del 2%, nel 2027 l’aumento sarà di 8,6 miliardi e così via, arrivando così ad un aumento totale nel settennato di 120,8 miliardi. Quasi 5 volte di più dei 28 miliardi del Sarcina!

Ma questo è solo il primo aspetto dell’inganno. Il secondo è che, in base ai piani attuali, il 2032 sarebbe sì il culmine dell’aumento di spesa, ma non è che da lì inizierebbe il disarmo. Perlomeno non secondo la Nato, i cui programmatori indicano quella cifra (il 3,4-3,5% del Pil) come quella necessaria, e dunque da mantenere nel tempo. Ne consegue che, con una spesa aumentata di 30,2 miliardi annui rispetto all’attuale, quell’incremento continuerebbe comunque ad operare per tutti gli anni a venire. In questo modo si arriverebbe ad un incremento cumulato di 151miliardi nel 2033, 181,2 miliardi nel 2034 e così via.

Che ne dite? Onesto, vero, il Corriere? Il fatto è che costoro non possono far altro che mentire. Ma le loro bugie hanno davvero le gambe corte. 

PS – Da notare che il nostro conteggio si riferisce solo alle spese militari propriamente dette. Ci sarebbe poi da aggiungere l’1,5% del Pil di quelle collaterali. Di queste non si conosce ancora la tempistica, ma a regime si tratta di ulteriori 32 miliardi all’anno. Esageriamo a parlare di follia bellicista?

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