Prima le sinistre, poi i 5 Stelle, ora è la Meloni protagonista dell’ultimo capitolo della saga della slealtà e del disonore, del tradimento dell’interesse nazionale, del servilismo verso i poteri forti.
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«La Nato ha varato il più gigantesco piano di riarmo della storia. Perfettamente in linea con quanto già tracciato dall’Unione Europea, il vertice dell’Alleanza atlantica, tenutosi nei giorni scorsi all’Aja, ha approvato la sua politica di guerra. Dopo che per anni era stato indicato l’obiettivo di una spesa militare al 2% del Pil, adesso si è passati come se nulla fosse al folle traguardo del 5% entro il 2035.
La lontananza temporale di questa tabella di marcia non deve ingannare, perché l’incremento della spesa sarà progressivo ma inizierà da subito, obbligando già dalla prossima Legge di bilancio ad un taglio della spesa sociale (pensioni, sanità, scuola ecc.).
La portata del riarmo Nato è impressionante. Già nel 2024, su un totale di 2.718 miliardi di dollari di spesa militare mondiale, quella dei paesi Nato copriva da sola il 55% (1.506 miliardi), mentre la quota dei soli paesi europei ammontava a 454 miliardi, ben oltre i 149 miliardi della Russia ed i 314 della Cina [fonte Sipri].
Adesso, con il titanico piano di riarmo approvato, la Nato arriverà a spendere circa 2.800 miliardi di dollari all’anno. Di questi, circa 1.200 miliardi arriveranno dai paesi europei. Il contributo italiano sarà di 110 miliardi di euro, a fronte dei 32 miliardi delle spese militari dell’anno scorso. Detto in altre parole, la firma apposta dal governo porterà ad aumentare di oltre 3 volte la spesa per le armi, che arriverà ad un totale di 900 miliardi nel decennio, come minimo a 1.100 in quello successivo.
Davanti a queste cifre spaventose, la signora Meloni ha avuto la sfrontatezza di dichiarare che gli impegni presi all’Aja ”non distoglieranno neanche un euro dalle altre priorità a difesa e tutela degli italiani”. È un’indecenza che si commenta da sola, aggravata dalla ignobile decisione, concordata guarda caso con il cancelliere tedesco, di respingere la proposta di 19 stati dell’Unione di adottare sanzioni a Israele a causa del genocidio a Gaza, bloccando quindi la procedura che implicava la sospensione dell’accordo di collaborazione con Israele
Altro che governo “sovranista”! Quello a guida Meloni si è mostrato come il più servile sia verso il lunatico imperatore di Washington (oggi acclamato come tale da tutta la dirigenza eurista), sia verso la cupola mafiosa capeggiata dall’impresentabile Von der Leyen. Almeno lo spagnolo Sanchez, pur sottoscrivendo il documento finale, ha chiamato fuori la Spagna dall’incremento delle spese militari, e lo ha fatto richiamandosi alla sovranità del suo paese. Proprio quella sovranità (odiata nel centrosinistra) che meloniani e salviniani amano declamare a parole, ma che sempre più calpestano e negano nei fatti.
Oggi non solo la Nato conferma la scelta della guerra nei confronti della Russia, quella stessa scelta che ha portato ad applaudire l’attacco all’Iran del criminale Netanyahu e del suo sodale Trump, ma stavolta l’impatto sulle condizioni di vita delle classi popolari sarà pesantissimo. Con il vertice dell’Aja, l’Alleanza atlantica ha voluto rinverdire e rafforzare il suo ruolo di poliziotto globale a tutela degli interessi imperialistici dell’Occidente collettivo a guida americana. Lo ha fatto scaricandone da subito i costi sul popolo lavoratore, nella prospettiva sciagurata di usarne una parte come carne da cannone.
Quella contro il riarmo Nato/Ue, che il 21 giugno ha visto tante persone in piazza a Roma, è dunque la madre di tutte le battaglie, la priorità assoluta sulla quale impegnarsi e chiamare alla lotta.
Siamo nel vortice della Terza Guerra Mondiale, un conflitto per tappe che prevede varie forme di combattimento, ma che vede inevitabilmente la guerra guerreggiata come il momento di ultima istanza che ne deciderà le sorti.
E’ in questo contesto drammatico — del quale abbiamo visto finora solo le prime fasi — che va posto l’obiettivo di portare l’Italia fuori dalla guerra, battendosi da subito per la cacciata del governo Meloni. Una condizione necessaria, anche se non ancora sufficiente, per salvare il nostro Paese dalla catastrofe che incombe.
- Fuori l’Italia dalla guerra!
- No al riarmo europeo!
- No al taglio della spesa sociale!
- Niente armi all’Ucraina!
- Per la pace e l’amicizia con la Russia!
- Per la fine del genocidio a Gaza!»
Fronte del Dissenso