CHE HA FATTO DI MALE MOHAMMED SHAIN? di Suad Zatari

Ancora qualcuno non riesce a vedere la palese connessione che c’è tra la nostra lotta e quella di Liberazione Palestinese.

Qualcuno parla ancora di “solidarietà” ma la verità è che non si tratta di questo, e se i politici al governo e all’ opposizione non ne fanno cenno è perché hanno paura.

La nostra lotta è per cambiare il sistema in cui viviamo, che ci ha reso ingranaggi funzionali a servire e reiterare i meccanismi di ingiustizia sociale quotidiana che garantiscono privilegi a spese dei diritti, per cui ci troviamo necessariamente ancora a lottare.

Quando lottiamo per la Giustizia sociale, per il bene collettivo e comune, per la sanità e l’istruzione garantita, lottiamo CONTRO il riarmo, CONTRO la guerra. Lottiamo PER educarci alla convivenza basata sul rispetto, sulla capacità critica e la consapevolezza, che ci difenda dal martellamento della propaganda di regime che vuole a tutti i costi imporci il nemico utile da farci odiare, contro cui investire in termini economici ed esistenziali, sfruttando tutte le nostre risorse vitali.

Questa lotta comprende e abbraccia, inevitabilmente, la STESSA lotta contro “Israele” e quello che quest’ entità rappresenta per i palestinesi. Suprematismo ebraico e sionismo non sono che la conseguenza logica delle politiche colonialiste, capitaliste e imperialiste che QUI ci opprimono e LÌ genocidiano e ripuliscono etnicamente, nonostante i cosiddetti “piani di pace”.

È la stessa mano che opprime noi e loro, diversificando gli strumenti di tortura e la sua intensità…

I ministri europei e italiani parlano di difesa, di sicurezza…di leva: di guerra come soluzione!

Nelle scuole di tutta Italia entrano forze armate in divisa delegate dal ministro dell’Istruzione a impartire le più svariate lezioni (dal bullismo alla “sicurezza”) ai nostri figli, con l’ intento palese di affascinare i bambini e i ragazzi, che non hanno competenze in merito alla vita militare e alla guerra, che è morte e distruzione, quanto di più atroce e spaventoso esista.

Le università collaborano attraverso la ricerca con le aziende e le società che con questa “cultura della difesa” costruiscono armi e forniscono sostegno in realtà alla “cultura della guerra”.

Investiamo in armi ma la maggior parte degli italiani non arriva a fine mese.

Ci dicono che siamo “liberi” ma non abbiamo nemmeno la libertà di avere un pensiero critico.

Nella nostra bella Europa, come negli U.S.A. chi si oppone al genocidio dei palestinesi viene censurato nel migliore dei casi, nel peggiore perseguitato e incarcerato.

I primi a subire queste vessazioni da parte delle nostre belle democrazie sono “cittadini di seconda classe”, come Mohammed Shahin che pochi giorni fa, a Torino, è stato arrestato e ora si trova in un non meglio identificato C.P.R. in Sicilia per aver espresso un’idea sul 7 Ottobre non allineata alla propaganda di regime. Un uomo, conosciuto e amato da tutta la sua comunità, che ha vissuto e lavorato onestamente in Italia per 20 anni, che non ha commesso alcun reato se non quello d’opinione…all’ interno del giardino fiorito europeo!

Anan Yaeesh, che da Terni è stato trasferito a Melfi, è ancora in prigione e sotto processo accusato di essere un “terrorista”, che traducendo dalla neo lingua orwelliana si riferisce in realtà alla sua attività in sostegno alla legittima resistenza sul territorio palestinese contro l’occupazione israeliana.

Questi sono solo due esempi, tra dozzine, di persone private della propria libertà e dignità in nome della cieca fedeltà ai principi “giudaico cristiani”, che  sarebbe più corretto definire ebraico-sionisti.

La nostra è la stessa lotta dei palestinesi. Se vinciamo noi, ispirandoci alla loro incrollabile fermezza, vincono anche loro. Noi SIAMO.

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