L’EGITTO IMPEDISCE LA GLOBAL MARCH TO GAZA

Erano migliaia ed erano sulla strada per Rafah, per riunirsi e fare il punto della situazione e decidere come continuare la Marcia, mentre le autorità egiziane dopo aver tergiversato per giorni, continuavano a non dare autorizzazioni nonostante richieste di incontri e documenti presentati via ambasciate e consolati.

Il programma iniziale prevedeva che proprio il 13 giugno ci si spostasse dal Cairo ad Al Arish (a 323 km circa di lontananza), da dove, una volta arrivati, si doveva iniziare la Marcia, pacifica, attraverso il Sinai del nord in direzione del valico di Rafah (47 km di cammino).

A Rafah si doveva arrivare il 15 giugno e qui ci si doveva fermare in presidio pacifico per fare pressione non violenta affinché fosse permesso finalmente il passaggio degli aiuti umanitari dentro la Striscia di Gaza.

Il problema è che ad Al Arish la Global March non ci è mai arrivata. I marcianti sono stati bloccati, prima ad un check point poi ad un secondo check point nei pressi di Ismailia, da qui, a migliaia sono stati trattenuti tutto il giorno, poi controllati, sequestrati i passaporti, qualcuno è stato espulso subito. Sono tutti rimasti ad Ismailia, anche davanti ad un ostello, pacifici, vivaci, colorati, cantando e lanciando slogan di solidarietà per la Palestina libera. Come vi mostrano i video, ce ne sono tantissimi.

Nonostante l’atteggiamento pacifico degli attivisti, sono stati poi accerchiati da un ingente cordone di poliziotti e militari armati che controllavano tutto, ma nessuno si è scomposto mai. Gli sgherri egiziani (molto probabilmente poliziotti in borghese), alcuni vestiti in tunica bianca, infiltratisi lì, hanno iniziato a picchiare, senza motivo, veri e propri provocatori. I marcianti hanno mantenuto una rigorosa resistenza non violenta, mentre dalla folla salivano cori di “No, no, no…” per protesta. In poche parole, si è avuto una ingiustificata e unilaterale aggressione da parte degli scagnozzi del regime egiziano.

In nottata la maggior parte di quelle persone, fra mille difficoltà, ha fatto rientro al Cairo.

E qui, nella notte, è ripartita la repressione con ulteriori controlli negli alberghi, espulsioni e accompagnamenti coatti in aeroporto. Alcuni referenti internazionali sono stati arrestati, prelevati dai loro alberghi. La polizia, anche in borghese si è appostata ovunque, nessun assembramento tollerato, solo piccolissimi gruppetti. Di alcuni non si sono avute più notizie ed è partita fra tutti i gruppi la ricerca, anche passando informazioni online.

La Global March, con le delegazioni provenienti da 54 paesi, è iniziata e terminata ad Ismailia. Non vi hanno preso parte le delegazioni italiana e polacca, per scelta separatista dei rispettivi portavoce, i primi a rompere l’unità, senza però che gli attivisti ne avessero ben contezza, tanto che diversi italiani e polacchi, seguendo i canali internazionali, e in disaccordo con la scelta di restare al chiuso degli alberghi passata, si sono auto organizzati andando ad Ismailia.

La repressione egiziana ha quindi completamente disarticolato la Global March, anche se non si possono tacere evidenti errori di organizzazione, comunicazione e mancanza di coesione fra i portavoce nazionali e internazionali. I bilanci si faranno comunque alla fine e a mente fredda, per la giusta prosecuzione del movimento.

Un dato importantissimo, in questo contesto, è stata la riunione, su iniziativa dei greci, alla presenza di membri di diverse delegazioni, italiani compresi, svoltasi nel pomeriggio del 15. Ne è emerso un documento unitario, combattivo e che guarda al dopo Egitto: «La Dichiarazione del Cairo: Per una Palestina libera in un mondo di solidarietà» che di seguito pubblichiamo:

16 giugno • Il Cairo, Egitto

Oltre 3.000 manifestanti provenienti da 40 paesi, insieme al movimento globale di solidarietà, si sono riuniti, hanno discusso, hanno marciato e ora lanciamo il seguente appello: Dalla “Global march to Gaza” a un nuovo ciclo di lotta.

L’iniziativa della “Global march to Gaza”, nata come missione internazionale di solidarietà pacifica per il popolo palestinese, ha dimostrato di poter essere molto più di un gesto simbolico. È emersa una rete internazionale di coordinamento politico e di azione attivista. Mentre il genocidio israeliano e il blocco di Gaza si intensificano e si protraggono – e mentre eravamo in Egitto, Israele ha cercato di accelerare la pulizia etnica dei palestinesi, rischiando persino una guerra regionale – l’escalation bellica contro il popolo iraniano rappresenta una minaccia diretta alla pace regionale e continua l’occupazione illegale israeliana del territorio libanese e siriano e i bombardamenti dello Yemen. Attraverso missioni di massa, centinaia di persone provenienti da decine di paesi si sono unite in un obiettivo comune: rompere il silenzio e l’apatia, rompere il assedio, per infrangere la complicità.

Il movimento “Global march to Gaza” ha dimostrato che la solidarietà internazionalista può essere organizzata, di massa, coordinata e di impatto. Dai comitati in ogni paese ai punti di arrivo internazionali e al supporto legale e politico, l’infrastruttura di lotta costruita non deve essere smantellata; al contrario, deve essere rafforzata e ampliata. Come continuazione di questa iniziativa, e alla luce delle atrocità in corso perpetrate dallo Stato di Israele, chiediamo una nuova ondata di lotta internazionalista basata su tre pilastri principali:

1. Sostegno ai comitati locali della Marcia verso Gaza I comitati formati nelle città e nei paesi che hanno partecipato alla missione devono rimanere attivi. Chiediamo il sostegno alle loro azioni, iniziative, assemblee e campagne locali. Che servano da centri di intervento del movimento, di networking e di dibattito pubblico. La Marcia verso Gaza si propone di diventare parte del movimento di solidarietà per la Palestina in ogni paese, promuovendo l’unità e l’azione congiunta fondata sui principi.

2. Nuovi appelli alla mobilitazione internazionale e giornate di azione Abbiamo bisogno di nuovi appelli alla mobilitazione internazionale, di giornate di azione condivise, attività ai confini e nei centri decisionali, coordinamento con sindacati, movimenti studenteschi e reti di artisti, scienziati e professionisti. Il passo successivo è fare della Palestina un punto focale universale di lotta contro il genocidio, l’imperialismo e l’economia di guerra.

3. Stabilire il quadro politico comune necessario In questa lotta, ci dichiariamo schierati dietro una direzione politica unitaria basata sulle seguenti posizioni:

Solidarietà e libertà per la Palestina

Riconosciamo i diritti del popolo palestinese: a resistere all’occupazione illegale israeliana, all’apartheid e al genocidio

il diritto al ritorno di tutti i rifugiati palestinesi nelle loro terre

autodeterminazione, indipendenza e libertà, con pieni diritti in tutta la Palestina storica.

Lottiamo per la fine del blocco di Gaza e di ogni occupazione, fino alla creazione di una Palestina libera e indipendente. Resistiamo allo stato terrorista di Israele e al suo ruolo internazionale. Israele non è solo una potenza occupante, è un partner strategico delle strutture imperialiste (USA, NATO, UE), integrato nei sistemi militari, energetici e tecnologici della repressione globale e guerra. Chiediamo l’isolamento dello Stato israeliano, la cancellazione di tutti gli accordi di cooperazione e il sostegno al movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) a tutti i livelli: politico, culturale, accademico, economico.

Opposizione alle economie di guerra occidentali

Il sostegno a Israele estende la militarizzazione della vita e delle economie nel Nord del mondo. Ci opponiamo al commercio di armi, all’industria bellica, ai moderni complessi militari, all’escalation bellica e alla complicità degli stati e dei governi occidentali. Abbiamo bisogno di una rivolta di massa, non solo contro il genocidio in Palestina, ma anche per opporci alla più ampia traiettoria verso la guerra guidata dall’Occidente.

La marcia di solidarietà verso Gaza è stata un inizio. Ora è il momento di trasformarla in un movimento di massa.

Invitiamo ogni forza collettiva, politica, organizzata o indipendente, a contribuire a questo piano. Uniamo le nostre forze. Continuiamo la lotta.

Perché solo quando la Palestina sarà libera potremo parlare di libertà nel mondo.

Global March to Gaza – Giugno 2025

2 pensieri riguardo “L’EGITTO IMPEDISCE LA GLOBAL MARCH TO GAZA

  1. ma come?magari intanto una marcia su Bruxelles e presidi davani ontecitorio ogni giorno e manifesrtazioni davanti ambasciate statunitensi..ne aavremo la capacità?

  2. Guardo con grande speranza a questa nuova forza che si sta organizzando e strutturato.
    Creiamo insieme nuove iniziative tipo una marcia globale verso la sede della Comunità Europea con successiva Occupy Bruxell.

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