RESPINGIAMO IL SABOTAGGIO

Comunicato stampa della Global March to Gaza in merito alle accuse diffamatorie che ci sono state rivolte

Nelle ultime ore i team di Global March to Gaza internazionale e italiano hanno ricevuto gravi diffamazioni che rigettiamo nella loro totalità, sostenute soltanto dalle parole di una persona e senza prove alcune.

Le accuse ci sono state mosse da un’avvocata che dice di aver fatto parte del team legale italiano e internazionale, informazioni parziali e non vere. L’avvocata in questione si è avvicinata alla marcia di sua spontanea volontà rendendosi disponibile gratuitamente, come tutte le persone che partecipano all’organizzazione. Sin da subito si è distinta nel gruppo italiano per il suo comportamento, accusando due avvocate di essere colluse con delle associazioni violente, e per questo invitandoci ad escluderle. Per pacificare la situazione e non creare divisioni all’interno del team, le due avvocate, ritenendo che la questione primaria in questo momento sia la causa palestinese, si sono allontanate di loro spontanea volontà.

In un secondo momento questa persona è stata inserita in un gruppo criptato composto dal team legale internazionale rimanendovi per un’ora soltanto. La breve durata della permanenza è dovuta al fatto che ha accusato l’avvocata portavoce del team legale italiano, Patricia Perellò, di nascondere le proprie generalità, imbastendo inoltre accuse personali gravi, dimostrando da subito un atteggiamento aggressivo e violento del tutto fuori luogo e che il Global team ritiene irricevibile.

Perellò, penalista italo-argentina, attiva da sempre per la tutela dei diritti umani, il cui profilo professionale è ricco e consultabile, per tutelare la propria professionalità e dignità, essendo stata offesa in più occasioni, in privato e in pubblico, si muoverà per vie legali, segnalando anche all’ordine degli avvocati di riferimento la persona che l’ha offesa. Dopo questi fatti è stato suggerito all’avvocata che ci diffama di lasciare il team legale, ma di partecipare come marciatrice. Da qui la situazione è degenerata con le accuse che sono seguite.

Venendo alle accuse diffamatorie vogliamo ulteriormente chiarire, com’è stato fatto nei canali ufficiali dal primo giorno, e rendere partecipi tutte le persone che sostengono la marcia e che partecipano come marciatori, quanto segue:

  • la Global March to Gaza non ha mai sostenuto di avere le autorizzazioni per marciare in Egitto, ma che queste domande sono state scritte e inviate da tutte le delegazioni in patria alle ambasciate, al governo egiziano e alle ambasciate dei propri paesi in Egitto. I documenti che sono stati inviati non sono stati pubblicati da nessun paese, perché riservati e rientrano in una trattativa diplomati Tra queste delegazioni c’è anche l’Italia, le cui richieste (all’ambasciata a Roma e a quella italiana al Cairo) sono state lette e ricevute, al momento senza risposta. Nessuna telefonata o incontro è stato mai concordato. Altre delegazioni sono state invece ricevute – quella svizzera, canadese, francese, tedesca, argentina e portoghese – che hanno partecipato a incontri nelle ambasciate dei propri paesi.
  • In caso di rigetto da parte del governo egiziano, la Global March to Gaza Italia ha deciso che lascerà la libertà di decisione alle singole persone partecipanti, avvertite però dei rischi possibili soprattutto a livello di tutela legale personale. Nel modulo di adesione da compilare per partecipare alla marcia è stato chiesto obbligatoriamente a tutti se il singolo ha volontà di marciare con o senza autorizzazione.
  • Il team italiano ha sempre chiarito i pericoli e le difficoltà che questa iniziativa può avere, a costo di perdere partecipanti: l’Egitto è un paese assai diverso dall’Italia, un luogo delicato in cui sapere come muoversi è fondamentale. Per questo tutte le persone che partiranno, parteciperanno a una formazione tenuta da cooperanti esperti di scenari come quello egiziano.
  • La logistica e la gestione della marcia hanno un appoggio fondamentale in due associazioni egiziane, di cui non sono stati fatti i nomi pubblicamente per una forma di tutela e protezione rispetto a quello che questi volontari e solidali rischiano in patria. Tutto l’appoggio sanitario, legale e logistico è stato sempre comunicato ai partecipanti, accogliendo le loro richieste, domande e dubbi, riferiti ai referenti regionali e poi portati in assemblea nazionale. Supporre che non ci sia massima attenzione e tutela su questi punti, facendo affermazioni che non trovano alcun riscontro o prova, è grave. Il team italiano è in contatto con la Farnesina per tutelare tutti i cittadini italiani e le cittadine italiane.
  • Siamo stati accusati di nascondere chi sono gli organizzatori di questa marcia, quando dal giorno zero è stato messo in piedi un sito (marchtogaza.net) in cui i nomi e i volti degli organizzatori sono in chiaro e con esso il manifesto della marcia. Ci sono schede che descrivono il vissuto degli organizzatori, profili che parlano da soli e che garantiscono per loro. Sul sito si trova anche la lista con decine di associazioni che ci sostengono da tutto il mondo. Le gravissime affermazioni che sono state fatte in merito a questo punto non hanno basi alcune se non deduzioni fatte senza aver portato prove.
  • In merito all’accusa dell’esclusione di “decine e decine di persone”, a oggi nessuna persona tra quelle che hanno inviato l’adesione è stata esclusa per decisione nostra, lo confermano i referenti delle regioni italiane che convergono in quella nazionale. Esistono, altresì, dei requisiti per partecipare alla marcia, che il team italiano ha preso per la tutela di tutte e tutti i partecipanti. Ad esempio quello di non avere condanne penali, essere nella black list egiziana o avere un passato problematico nel paese. Aggiungiamo che alcune persone, viste queste premesse, non hanno potuto partecipare. Altre attive nel volontariato e in progetti a sostegno della Palestina, che passano per forza da Israele, hanno preferito non partecipare per paura di vedersi l’accesso negato nel paese in futuro.
  • Esiste invece, com’è stato chiarito sin dall’inizio, una marcia parallela che dovrebbe avere luogo il 19 giugno. Una marcia nata da un distacco del gruppo francese, quello che per primo ha messo in piedi l’iniziativa, a causa del fatto che il rappresentante, un certo Mehdi, non ha mai voluto comunicare le sue generalità, rimanendo di fatto una persona sconosciuta al team internazionale e per questo motivo è stata estromessa. Purtroppo Global March to Gaza Italia due settimane fa è venuta a conoscenza che il referente della Campania era attivo anche in questo fumoso gruppo. Alla richiesta di spiegazioni questa persona ha deciso di dare le dimissioni dal ruolo.

La Global March to Gaza ai fini di tutelarsi intraprenderà vie legali e devolverà il ricavato a iniziative legate a Gaza. È un grave dispiacere per noi constatare che alcune persone mettono davanti loro stesse rispetto a un disegno più grande in cui da settimane professionisti e solidali da tutto il mondo stanno convogliando insieme.

La Global March to Gaza non vuole protagonisti: i protagonisti sono le persone in marcia e il popolo palestinese. Questa marcia ha un obiettivo fondamentale: dare voce alle persone palestinesi che non ce l’hanno e che sono intrappolate. Noi possiamo muoverci, possiamo viaggiare verso Rafah e creare il cambiamento.

3 giugno 2025,

Global March to Gaza Italia

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