ELEZIONI: DESOLANTE SCENARIO di Valerio Casali*

Andrai a votare?
Questa la domanda più gettonata nelle conversazioni da bar in questi “ferventi” giorni che separano dalle elezioni europee. Seguita a volte da un più timido e irrispettoso “e chi voti?”, al quale spesso non si risponde, quasi che dire chi si vota corrisponda a violare un segreto intimo, una sacralità che invece non si riserva più ad altri aspetti della vita.


Così l’8 e il 9 giugno il popolo italiano eleggerà i propri rappresentanti al parlamento europeo, scegliendoli tra i membri dei partiti che si presentano alle elezioni. “Sarà l’occasione di confermare la sovranità europea” recita il caro Presidente Mattarella. Infatti delle elezioni si può già prevedere l’esito: vincerà il partito dell’unione europea, il partito unico già impegnato sull’agenda 2030, l’agenda 2050, l’agenda 3060, che renderà il mondo un posto migliore, più giusto e più inclusivo. Peccato che ogni progetto “sulla popolazione” ottiene immancabilmente l’effetto di restringerne le libertà e allontanarle dalla politica, che rimane un qualcosa che si decide sempre altrove.

A guidare le liste l’altisonante progetto di “Stati Uniti d’Europa” che mette insieme la crème de la crème della scena italiana, da Renzi a Calenda, al servizio della sempregrigia Emma Bonino. Comprensibile come le oligarchie europee auspichino gli “Stati Uniti d’Europa” per rafforzare la propria unione specialmente in termini di difesa (come ha affermato più volte Macron), accentrando ulteriormente il centro di potere e “scollandolo” dalla base, togliendo quindi ulteriore sovranità ai singoli stati, già di per sé da tempo non più rappresentativi di una qualche volontà popolare. Da chiedersi se questa difesa non sarà principalmente una difesa “interna”, ovvero l’incremento di una forza comune per sopire (reprimere) il dissenso.

Non è da meno il Salviniano “+ Italia e meno Europa”, formula che ricorda lo slogan dell’ovetto kinder, + latte e -cacao, destinata evidentemente a rimanere la frase scritta sull’involucro di un contenuto che non esiste.

Le televisioni si affollano di candidati, ognuno con la soluzione giusta, sempre si intenda senza mettere in discussione i fondamenti dell’economia di mercato e dell’adesione al blocco imperialista USA, tranne qualche candidato che è evidentemente destinato a prendere tra l’1 e il 3%, perché non ha spazio e mezzi per fare propaganda, né un’effettiva base elettorale e di militanza.

Ma se lo scenario è così desolante, che fare? Niente di più semplice, ignorare.
Se la politica è diventata l’imbarazzante teatrino che passa in questi giorni, la colpa è soprattutto di chi lo alimenta con la propria attenzione, legittimandola. Anche nel mondo del “dissenso” si sta continuamente a commentare il “potere” e i potenti, con rabbia, odio, indignazione.

Osservare l’importanza che tutt’oggi viene assegnata alla funzione del voto mette in luce come ancora si dia eccessiva importanza al meccanismo della delega, mantenendosi privi di una concreta presa di consapevolezza della propria facoltà di agire nella realtà, di vivere politicamente, ovvero in funzione del proprio bene e di un bene comune. Oltretutto, si svaluta totalmente la qualità dei propri discorsi e del proprio tempo, mettendo su un piedistallo persone e discorsi totalmente privi di valore soltanto per il fatto che affollano i media ai quali tutti siamo connessi, un fenomeno già ampiamente descritto da Pasolini.

Dimenticandosi di inutili progetti europei, se si vuole cambiare qualcosa l’attenzione non può che essere rivolta, interamente, nella direzione di noi stessi e chi ci sta vicino, nella difficile negoziazione dei rapporti e nello sforzo a portare qualcosa di buono negli spazi che si attraversano, cercando nel contempo di migliorarci.

Questo processo potrà avere un respiro internazionale, unire popolazioni anche distanti, solo e soltanto se sarà organico a un processo di riappropriazione di un’ identità comune, la quale è ancora tutta da riscoprire.

Rispetto alle elezioni, il mio consiglio di volgere lo sguardo altrove, che si voti o meno. Dare alle elezioni la giusta importanza, ovvero ben poca, depotenziando nell’immaginario collettivo la narrazione elettorale, la propaganda, l’eurovision, le divisioni orizzontali delle varie fuffe teoriche che affollano le università, i talk show e i personaggetti che si affollano come pagliacci sui social e sulle televisioni.

Ripartiamo da ciò che è più vicino.

* Studente della Sapienza. Tra i fondatori di Studenti Contro il Green Pass

Un pensiero riguardo “ELEZIONI: DESOLANTE SCENARIO di Valerio Casali*

  1. Naturalmente sono d‘accordissima con il „iniziare da se stessi“! Ma non votare mi sembra sbagliato, equivale a lasciare votare un pugno di persone che votano per il solito pugno di politici (per interesse e sopratutto per ignoranza)…
    Gabrielle

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *