Mentre in Gran Bretagna alcuni militanti di Palestine Action, prigionieri, rischiano di morire a causa del loro lungo sciopero della fame, in Italia le autorità, su pressione di Israele e Stati Uniti, hanno messo in carcere uno dei più noti e importanti esponenti della comunità palestinese in Italia, Mohammad Hannoun. Con Hannoun sono finiti in galera i suoi più stretti collaboratori, mentre diversi altri, tra cui la giornalista Angela Lano sono inquisiti con l’accusa di sostenere il cosiddetto “terrorismo” di HAMAS….
Piena solidarietà e sostegno agli attivisti di Palestine Action in sciopero della fame dal 2 novembre di quest’anno.
Palestine Action è un movimento non violento di solidarietà con la Palestina e il suo popolo, che ha nell’azione diretta il suo focus fondante. È nato nel 2020 [1], con lo scopo dichiarato di porre fine alla complicità e partecipazione globale con il regime genocida e di apartheid di Israele (ovvero lo stato sionista “diversamente ebraico” con cui non vogliono alcun coinvolgimento proprio gli ortodossi e i credenti sinceri).
Dal 2024 il collettivo ha preso di mira l’industria bellica britannica attraverso azioni di sabotaggio (lancio di vernice, occupazione di locali, blocchi stradali etc…) nelle fabbriche britanniche del produttore di armi israeliano Elbit System [2], e nella base RAF Brize Norton [3], contro la Leonardo.
Il governo della monarchia britannica, ça va sans dire, il 5 luglio 2025 ha dichiarato Palestine Action “gruppo terroristico” in base al Terrorism Act 2000, arrestando in pochi mesi oltre duemilacinquecento persone, colpevoli di aver svolto semplici sit in di solidarietà con gli attivisti del collettivo a Parliement Square e Trafalgar Square tra agosto ed ottobre.
Doveroso ricordare che pochi giorni fa a Londra è stata arrestata, e poi rilasciata, Greta Thumberg, colpevole anche lei di aver solidarizzato con i militanti in sciopero della fame esponendo un semplice cartello con la scritta “Sostengo i prigionieri di Palestine Action, mi oppongo al genocidio”.
Alcuni dei detenuti, sparpagliati in 5 prigioni diverse, sono in attesa di giudizio da mesi, i loro processi sono stati fissati tra 2026 ed il 2027, con un’attesa che supera di gran lunga i sei mesi preventivi previsti, sono sottoposti ad un durissimo trattamento, senza alcuna possibilità di uscire dal carcere.
Così, utilizzando l’unica arma a disposizione per ottenere attenzione e giustizia, hanno iniziato lo sciopero della fame, chiedendo, a difesa della sacrosanta lotta del popolo palestinese, in primis la fine delle operazioni di Elbit Systems nel Regno Unito, la divulgazione dei documenti sulle interferenze dello stato israeliano nei loro procedimenti giudiziari, e la revoca di Palestine Action come gruppo terroristico, poi il miglioramento del loro trattamento in custodia cautelare (fine della censura sulla posta e sulle comunicazioni con i legali, accesso ai libri; rilascio immediato su cauzione).
Ad oggi, 29 dicembre, alcuni di loro stanno seriamente rischiando la vita. Sono Heba Muraisi, 57 giorni di sciopero della fame; Teuta Hoxha, 51 giorni; Kamran Ahmed, 50 giorni; Lewie Chiaramello, 36 giorni.
Lo hanno interrotto per seri problemi, Qesser Zuhrah (al 48esimo giorno), Amu Gib (al 49esimo), Jon Cink (al 38esimo) e Umer Khalid. Ma sono sempre detenuti.
Che farà il governo britannico? Seguirà la sua storica cinica spregiudicatezza, lasciandoli morire?
Siamo di fronte ad un teorema repressivo, con procedimenti penali politicamente motivati contro il movimento di solidarietà con la Palestina, che attraversa gli stati “democratici” occidentali, alleati e complici dei sionisti israeliani.
Dagli arresti di Londra, passando per la repressione di pacifiche manifestazioni, i divieti, i fermi, le sanzioni, in diversi stati europei, agli arresti in Italia di sabato 27 dicembre.
L’obiettivo di alleati e complici dello stato terrorista di Israele è uno solo: criminalizzare la resistenza, legittimare il genocidio e l’occupazione.
Non ci riusciranno mai.
- La prima azione diretta è del 30 luglio 2020, quando alcuni attivisti sono entrati nella sede centrale britannica di Elbit System a Londra, e l’hanno imbrattata con vernice spray.
- Elbit System è un’azienda internazionale di tecnologia militare e appaltatrice della difesa, con sede in Israele. Principale fornitore di equipaggiamenti terrestri e velivoli a pilotaggio remoto per l’esercito israeliano.
- La più grande base delle Royal Air Force del Regno Unito.
