Negli ultimi giorni sono saliti alla ribalta dei media, anzitutto di destra, alcuni fatti avvenuti fra due gruppi universitari della Sapienza. Qualche sera fa, in una zona della movida romana (San Lorenzo), il collettivo studentesco Cambiare Rotta avrebbe aggredito alcuni membri di Sinistra Universitaria, sigla vicina al mondo del Pd, già scissione di Udu (Unione degli Universitari). In un comunicato, quest’ultimi accusano di squadrismo gli studenti di Cambiare Rotta che, secondo loro, da tempo si sarebbero distinti per comportamenti ostili e avrebbero messo in scena un’aggressione, frutto di un’escalation verbale e fisica:
«I “compagni” di Cambiare rotta, Osa e Rete dei comunisti hanno voluto, progettato e messo in atto una spedizione punitiva contro di noi. Ieri notte a San Lorenzo, davanti agli occhi increduli di centinaia di persone che passavano il loro sabato sera in piazzetta. Mentre noi, insieme al3 compagn3 del comitato @studenti5si_lazio, eravamo lì per fare campagna per i Referendum 5 Sì e per bere una birra siamo stat3 aggredit3».
Un caso che non sarebbe isolato, bensì l’epilogo di un’operazione che avrebbe visto in precedenza la copertura di alcune locandine transfemministe. A quanto pare, già in altre occasioni ma soprattutto la sera dell’aggressione, sarebbero stati cantati cori come “noi non siamo transfemministi” da parte dei Rimasti (nome che deriva dal vecchio nome di Cambiare Rotta, Noi Restiamo).
L’intera dinamica si è svolta durante la campagna per le elezioni al CSNU, a cui Cambiare Rotta si presenta per la prima volta. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata la creazione, nei mesi precedenti, di adesivi filopalestinesi con le immagini delle Winx, cartone animato per il pubblico femminile. Secondo gli studenti di Cambiare Rotta questa non sarebbe stata che l’ennesima operazione opportunista di SU, da sempre vicina al mondo della CGIL che, come sappiamo, ha sempre mantenuto una posizione particolarmente ambigua sulla questione palestinese. Inoltre, Sinistra Universitaria si era già guadagnata una cattiva fama nei mesi scorsi, quando aveva incontrato il ministro dell’Università Bernini, la quale sta portando avanti una riforma lacrime e sangue fatta di tagli e precarizzazione.
Il protagonismo di Cambiare Rotta alla Sapienza è noto da tempo, così come la sua relativa forza all’interno dell’ateneo. Questa organizzazione giovanile, il corrispettivo di OSA ma a livello universitario, è talvolta assurta all’attenzione dei media per la partecipazione a scontri, come quelli di ottobre scorso a Roma durante la manifestazione per la Palestina. CR è vicina, da sempre, agli ambienti di RdC (Rete dei Comunisti) e Pap (Potere al Popolo), dai quali ha però una certa autonomia.
Ciò che appare più interessante sono, tuttavia, le contraddizioni in seno alla sinistra radicale. Se, da un lato, si sono levate le accuse secondo cui Cambiare Rotta avrebbe posizioni TERF (acronimo di trans exclusionary radical femminist, ovvero non accettare la nuova ondata femminista che include nella battaglia contro il patriarcato le persone transessuali), dall’altra ci si è rinfacciati l’accusa reciproca di fascismo. Un derby mai sopito negli ambienti dell’estrema sinistra, che fanno della patente di antifascismo (non storico, bensì militante) un elemento identitario fortissimo.
Ancora più centrale pare, per questi gruppi, la questione linguistica e semantica. Nel lungo comunicato di SU, oltre all’onnipresenza della schwa (l’utilizzo cioè della vocale neutra o del numero 3 che simboleggia né il maschile né il femminile), si sottolinea l’utilizzo strumentale del maschile sovraesteso nei confronti di Cambiare Rotta, accusati di comportamenti machisti e quindi violenti : « Non contenti, i “compagni” – usiamo appositamente il maschile sovraesteso – di Cambiare rotta, Osa e Rete dei comunisti sono andati al proprio circolo e sono tornati in 30 di notte.»
Da questo possiamo capire che, forse addirittura più dell’antifascismo, la questione transfemminista è quella veramente dirimente per questi gruppi. Secondo molti singoli ed organizzazioni dell’estrema sinistra italiana, infatti, sarebbe impossibile essere comunisti (o di sinistra), e perciò antifascisti, senza appoggiare la lotta contro il cosiddetto patriarcato. Lottare contro il sistema di oppressione maschile sarebbe, infatti, impossibile senza appoggiare le posizioni queer ed essere contro il binarismo di genere.