Il prezzo dei beni alimentari cresce rapidamente, dando un contributo decisivo all’aumento dell’inflazione. Ma da che cosa dipende questo aumento? Possiamo escludere che discenda dal costo della manodopera nella filiera della produzione e della distribuzione alimentare perché tutti i dati indicano la presenza di salari molto bassi in tali settori, dove peraltro esistono diffuse forme di caporalato. Certamente pesano i vari passaggi presenti nella filiera che cercano margini e altrettanto rilevante è il prezzo dell’energia per i trasporti. Ma un ruolo centrale hanno le speculazioni finanziarie sui prezzi delle materie prime alimentari, un tema su cui bisognerebbe intervenire. Proviamo a descrivere che cosa avviene, semplificando una questione assai complessa.
Da sempre esistono i contratti a scadenza differita per il commercio dei beni agricoli e alimentari; in altre parole, il mercato ha funzionato con contratti in cui il venditore e il compratore fissano il prezzo oggi e la consegna a distanza di tempo dal momento della firma del contratto medesimo. Rispetto a tali contratti, potrebbe esistere un rischio di natura monetaria: il contratto è fatto in euro e l’euro da qui a due mesi si può svalutare o rivalutare. Per evitare che questo avvenga erano nati i derivati che rappresentavano un’assicurazione contro i rischi del cambio: venditore e compratore “compravano” due strumenti derivati che “scommettevano” in egual misura sul rialzo e sul ribasso del valore della moneta in cui è effettuato lo scambio per “sterilizzare” così l’effetto di un eventuale rialzo o di un eventuale ribasso del prezzo definito dal contratto.
Esistono da tempo anche contratti di compravendita di beni agricoli e alimentari che prevedono un prezzo a scadenza che si può adeguare ai cambiamenti conosciuti dallo stesso prezzo: il compratore e il venditore definiscono un prezzo attuale del bene venduto che potrebbe aumentare nel caso i prezzi di quel bene salissero. Anche in questo caso gli strumenti della finanza derivata svolgono una funzione di copertura del rischio di oscillazione di prezzo. Il compratore compra un derivato che lo copre in caso di prezzo che sale e il venditore compra un derivato nel caso in cui il prezzo scenda.
Fin qui il mondo reale. Poi è arrivata la finanziarizzazione che funziona in un altro modo. Ci sono compratori non di un bene ma di un’opzione di acquisto di un bene con scadenza differita. Il compratore opziona un bene ad un determinato prezzo da qui a due mesi; se poco prima della scadenza il prezzo è salito, il compratore di quella opzione, che non ha ancora versato niente perché appunto si tratta di un’opzione, può vendere l’opzione stessa lucrando non solo sulla differenza rispetto al prezzo pattuito, ma su l’intero valore del contratto che potrà cedere ad un compratore reale, guadagnando moltissimo senza aver versato niente in anticipo e senza aver avuto alcun rapporto con la merce oggetto del contratto.
Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento
* Fonte: Altra Economia
Esatto.
E adesso che lo sappiamo, come facciamo a organizzarci per fare valere politicamente gli interessi dei tanti contro quelli dei pochi?
Ugo Lenzi