REFERENDUM: 5 SI’, MA… di Fronte del Dissenso

L’8 e il 9 giugno saremo chiamati alle urne su 5 quesiti referendari.

Diremo più avanti quali saranno le nostre indicazioni di voto.

Anzitutto vogliamo denunciare il cinismo politico di chi ha voluto questi referendum, già sapendo che il quorum del 50%+1 dei voti non sarà raggiunto, già sapendo che causerà un pericoloso effetto boomerang e che tutto resterà come prima. È evidente come le forze del centro-sinistra hanno deciso di promuovere i referendum per darsi una patente di credibilità come forze di opposizione al governo di Giorgia Meloni, una credibilità che non hanno e non meritano perché quando erano al governo hanno agito come longa manus del grande capitalismo e delle élite oligarchiche multinazionali calpestando la sovranità popolare e nazionale. Oggi, malgrado siano in minoranza in Parlamento sono una finta opposizione e restano un pilastro fondamentale del sistema eurocratico e neoliberista. Per alcuni aspetti il centro-sinistra è anche peggio — vedi la loro posizione guarrafondaia e pro-NATO sul conflitto in Ucraina.

Sulla CGIL meglio stendere un pietoso velo. Oggi si atteggia a paladino dei lavoratori ma è in effetti un sindacato di regime, che non chiamò alla lotta quando i suoi compagni di merende del centro-sinistra privatizzavano, tagliavano le pensioni (Legge Fornero) e adottavano il famigerato Jobs Act.

Ad alimentare l’astensionismo e l’antipolitica, oltre a queste considerazioni, se ne aggiunge però un’altra. La setta degli ultras europeisti di +Europa hanno pensato bene di aggiungere il quinto quesito sulla cittadinanza, ben sapendo che — al di là dell’impossibile quorum — sul tema dell’immigrazione la coalizione al governo ha facile gioco a fare demagogia.

Mentre un voto limitato ai quattro quesiti sul lavoro avrebbe almeno incrinato il rapporto tra i partiti della maggioranza e una parte consistente del proprio elettorato, il quinto quesito lo ricompatta.

Che dire infatti delle destre di Fratelli d’Italia e Lega? Quando erano all’opposizione fecero fuoco e fiamme contro il Jobs Act ma una volta andati al governo, nonostante godano di un’ampia maggioranza parlamentare, si sono ben guardati dal cancellarlo. Morale della favola: sono politicanti servi come e quanto quelli del centro-sinistra.

Tuttavia il referendum ci sarà, non si può fare finta che non ci sia, e sarebbe sbagliato assumere un atteggiamento qualunquista e astensionista come chiedono le forze al governo, poiché è evidente che esse vogliono lasciare le cose come stanno. Milioni di lavoratori, malgrado chi ha indetto i referendum sia ignobile, si recheranno alle urne perché sono in gioco i loro diritti, perché non vogliono più morire come servi della gleba. Noi consideriamo un dovere politico e morale stare accanto a loro, a fianco della povera gente che chiede giustizia, che col proprio lavoro fa andare avanti il nostro Paese.

Siamo quindi per il SI’ sui 4 referendum sul lavoro. Per cancellare il Jobs Act di Renzi e ritornare al reintegro dei lavoratori licenziati senza “giusta causa”, per i diritti dei dipendenti delle piccole aziende, per contrastare la precarietà cancellando l’abuso dei contratti a termine non giustificati da ragioni oggettive, per frenare l’uso dei subappalti e ripristinare norme più stringenti per la sicurezza sul lavoro. Siamo per 4 SI’ perché siamo dalla parte dei lavoratori, specie di quelli più sfruttati e ricattabili. E siamo per una società che metta al centro il lavoro e l’essere umano che lavora con i suoi diritti inalienabili, per la fuoriuscita da questo sistema che produce sfruttamento, disoccupazione, precarietà e povertà.

Voteremo SI’ anche sul quinto quesito, quello che propone di ripristinare le norme vigenti fino al 1992 sulla cittadinanza, riportando i tempi per il suo ottenimento a 5 anni. Come Fronte del Dissenso siamo infatti contrari sia alla xenofobia, quanto ad un’immigrazione senza regole, utile soltanto allo sfruttamento di lavoratori immigrati trattati come schiavi. Noi pensiamo che lo Stato abbia il diritto/dovere di regolare i flussi migratori contrastando l’immigrazione clandestina. Ma crediamo anche che, dopo 5 anni di permanenza continuativa, i lavoratori stranieri abbiano il diritto di sentirsi parte effettiva della comunità nazionale. Tanto più che gli stringenti requisiti per ottenere la cittadinanza resterebbero comunque tutti in vigore. Tra questi il possesso di un reddito adeguato, l’ottemperanza agli obblighi fiscali, l’incensuratezza penale e la conoscenza della lingua italiana.

23 maggio 2025

3 pensieri riguardo “REFERENDUM: 5 SI’, MA… di Fronte del Dissenso

  1. Oltre che dalla parte dei dipendenti delle piccole imprese, bisognerebbe stare dalla parte anche dei lavoratori autonomi delle piccole imprese, ” un tempo” spina dorsale della nostra nazione!

  2. Apprezzo l’analisi critica della situazione, e io stesso ricordo che Landini indisse uno sciopero contro il salario minimo voluto dai 5 stelle: non sono cieco e odio il jobs act con tutto me stesso.
    L’unica cosa che mi spiace, leggendo questo articolo, è la solita contrapposizione “destra” “sinistra” che non esiste più da un po’. Dai tempi del jobs act, appunto, dove la “sinistra”, cioè il pd, ha iniziato a fare la “destra” (e non ha cambiato nulla nemmeno ora, come giustamente scrivete anche voi). Esistono molti altri partiti, tra i quali i 5 stelle, che hanno fatto leggi effettivamente a favore dei lavoratori e che si tagliano addirittura lo stipendio per darlo a chi ha più bisogno (ultimamente ai romagnoli colpiti dall’alluvione).
    Esistono tante realtà, anche non politiche, di cui vi segnalo questa:
    https://www.red-web.eu/chi-siamo/
    che stanno lavorando e lavorano per introdurre nuove leggi di tutela (in questo caso il reddito universale). Dipingere una realtà politica che ha solo due facce, shlein e meloni, è riduttivo e non guarda al “bicchiere mezzo pieno”, oltre a fare il gioco dell’astensione alle elezioni politiche. A sparare sulla croce rossa (criticare destra e finta sinistra) siamo bravi tutti, ma in realtà la cosa da fare è associarsi a tutte quelle realtà che lavorano per un mondo migliore, a livello di leggi e di parlamento, non combattere sbriciolati in milioni di micro associazioni che dicono “noi siamo meglio”. Più ci si associa con chi lavora per il bene comune, più si ha la forza di cambiare le cose in meglio.

  3. si certo l’analisi come sempre non fa una piega..ma l idea di ripulire la faccia a CGIL e PD mi fa vomitare…sempre turasi il naso no basta uan vita che voto ora basta…la mai scheda elettorale era ultrapiena l ho strappata per fortuno ci siete voi anzi noi ho votatao con soddisfaziobe per NOI e per me stessa!ah ah ah

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