TRUMP: FIDARSI È BENE, NON FIDARSI È MEGLIO di FRONTE del DISSENSO

Dopo tutte le disgrazie causate dall’amministrazione Biden, anche da noi sono cresciuti sentimenti di simpatia e fiducia verso Trump. È la disperata speranza che sia proprio il nuovo imperatore a fermare la corsa verso la terza guerra mondiale, a rimettere ordine nel caos, a portare la pace.

Sono aspettative mal riposte che si basano sull’illusione che con Trump gli Stati Uniti cesseranno di essere quello che per natura sono, una rapace e predatoria potenza imperialistica. Se c’è un collante che tiene assieme l’eterogeneo blocco trumpiano è proprio l’obbiettivo di conservare e rafforzare il predominio mondiale degli Stati Uniti, contrastando quindi con ogni mezzo chiunque tenti di spodestarli dalla loro posizione di comando. Coloro che negano la quint’essenza imperialistica di MAGA o sono degli sprovveduti che rischiano di lavorare per il re di Prussia, oppure hanno deciso di diventare ascari del nuovo imperatore. Ancor più insidiosi se questi ascari si presentano come “sovranisti”. Nessuna vera sovranità può infatti esserci sotto il giogo nord-americano.

Chi nutre certe ingiustificate aspettative sulla missione di Trump è caduto vittima del suo delirio di onnipotenza e da per buone due grandi frottole: che sia stato grazie a lui se i sionisti hanno posto fine al genocidio dei palestinesi e abbiano ritirato il loro esercito da Gaza, e che sia suo merito se oggi diventa possibile la fine della guerra in Ucraina. In verità, pur ad un prezzo altissimo, la Battaglia di Gaza è stata vinta dalla Resistenza Palestinese, di qui il cessate il fuoco e la ritirata dell’esercito israeliano. E se oggi gli Stati Uniti dichiarano di essere disposti a negoziare la pace con la Federazione Russa ciò non accade per la magnanimità di Trump, avviene piuttosto perché la Russia, vincendo ogni sorta di difficoltà e compiendo inauditi sacrifici, ha strappato una straordinaria seppur precaria vittoria militare e politica sul blocco USA-NATO-UE-Ucraina.

Anche nell’eventualità che gli U.S.A. accettino un vero e proprio Trattato di Pace il rischio è che Trump ponga come condizione che Putin diventi un complice strategico degli Stati Uniti. Potrebbe chiedergli, in cambio del rientro nel club dei G8, che la Russia rompa l’alleanza con Cina, Iran e Corea del Nord, e che plachi le spinte anti-americane in seno ai BRICS. Se questo accadesse quella dell’Ucraina si rivelerebbe per Mosca una Vittoria di Pirro. Putin non può non sapere ciò che tanti popoli hanno a loro spese imparato, che chiunque sieda sul trono, non c’è mai da fidarsi degli Stati Uniti. L’inganno, la menzogna, i trabocchetti, sono infatti metodi abituali che l’impero utilizza pur di salvaguardare la propria supremazia.

Nessun “sovranista”, tanto più se italiano, sostenga l’idea che il trumpismo porterà qualcosa di buono per il nostro Paese. Ben vengano le picconate che il governo americano sferrerà contro l’Unione Europea (per adesso sono solo minacciate), ma esse contengono un grave rischio: più NATO e UE dovessero indebolirsi, più gli U.S.A. reputeranno insostituibile l’Italia come loro piazzaforte per dominare il Mediterraneo, più strette quindi si faranno le catene che soffocano il nostro Paese.

A questo pericolo se ne aggiungono altri due. Mentre giungono dagli U.S.A. segnali di un nuovo aggressivo maccartismo — dalla dittatura del pensiero unico targato woke, si sta passando alla dittatura dell’anti-woke—; con Trump, in barba alla retorica operaista, avanza il CyberCapitalismo, la distopia tecno-totalitaria che punta a trasformare il sistema in un oppressivo Panopticon governato da macchine e algoritmi.

Dobbiamo continuare a combattere per uscire dalla gabbia dell’Unione Europea ma evitando di portare acqua al mulino del MAGA, tanto più dei suoi cloni europei, altrettanto servili, liberisti e antidemocratici. Contro il blocco delle sinistre europeiste e quello delle destre americaniste si deve costruire un terzo campo, il campo del patriottismo repubblicano, il campo dell’umanesimo sociale. Eventuali alleanze momentanee saranno plausibili se e solo se saranno davvero utili per attuare il fine: un’Italia indipendente, libera, forte e democratica.

FRONTE del DISSENSO

18 febbraio 2025

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