La sanità umbra è al centro delle preoccupazioni della nuova compagine guidata dalla Presidente della regione Stefania Proietti. E’ giusto che sia così. La sanità riguarda la salute di migliaia di umbri, impegna la maggior parte delle risorse finanziarie regionali. Non a caso è stato il terreno su cui si sono avute le polemiche più aspre nella recente campagna elettorale e si sono fatte le maggiori promesse agli elettori. Insomma rappresenterà il banco di prova più importante e impegnativo per la neoeletta Presidente, già a partire dal problema dalle liste d’attesa.
A proposito di queste ultime, dalle cose dette dalla Proietti in campagna elettorale, ci saremmo aspettati un approccio al problema diverso da chi l’ha preceduta. Da quello che ci è dato capire, invece, anche per la Proietti la ricetta sembra essere sempre quella di affidarsi al privato (puro e/o convenzionato che sia) in sintonia con quanto precedentemente fatto dal centro destra e che ha prodotto i magri risultati che oggi vediamo. Le liste d’attesa sono un problema che necessita di interventi urgenti per smaltirle rapidamente ed efficacemente anche se, alla lunga, bisognerà pianificare una profonda riorganizzazione dell’attuale assetto della sanità umbra per evitare che in futuro si riformino.
Premesso che i pazienti che non possono pagare esami e/o visite nelle strutture private, né in intramoenia, debbano, comunque, poter accedere gratuitamente nelle strutture pubbliche. I provvedimenti immediati per sfoltire rapidamente le liste di attesa non possono che essere l’assunzione di nuovo personale medico e infermieristico nelle strutture pubbliche e l’aumento dell’orario per visite e/o esami strumentali. Ad esempio dalle 8 alle 20 in orario continuato, tutti i giorni. Nell’attuale situazione di emergenza si può fare ricorso all’assunzione di personale medico infermieristico a tempo determinato come ad esempio si è fatto ai tempi del Covid, magari stabilizzandolo successivamente per compensare la forte carenza di personale che si è creata in anni di tagli alla sanità regionale. Questo personale potrà essere pagato con i soldi destinati al privato convenzionato, ma anche accedendo a prestiti presso gli istituti di credito o ai fondi previsti dal Pnrr. A patto però che ci si liberi dall’ossessione del pareggio di bilancio i cui vincoli non possono, in alcun modo, essere applicati in una materia così importante come la salute dei cittadini.
Sarebbe questa la svolta che la nuova Presidente dovrebbe fare per essere davvero discontinua con la vecchia Giunta di centrodestra, come ha promesso di fare in campagna elettorale. Per poter incidere veramente anche e non solo sulle liste d’attesa, bisogna però ripensare ad una diversa organizzazione della sanità regionale.
Si tratta di creare, come il Fronte del Dissenso ha segnalato in campagna elettorale, una rete assistenziale territoriale: Centri Sanitari di Territorio operanti 24 su 24, con equipe di medici (anche in collegamento con specialisti ed ospedali) infermieri, operatori sanitari e dotati di un minimo di attrezzature di tipo diagnostico sanitario (elettrocardiografi, ecografi, attrezzature per rx, collegati in rete con i centri specialistici). Queste equipe, così operanti, sarebbero certamente in grado di far fronte alla domanda di cure primarie e dei bisogni assistenziali della popolazione residente. Detti Centri produrrebbero, inoltre, una efficace funzione di filtro nei confronti degli stessi ospedali. Sarebbero riservate cosi agli ospedali sole le urgenze e l’alta specializzazione.
Le stesse liste di attese non sarebbero così lunghe, visto che a livello territoriale potrebbero essere applicati precisi percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali, evitando così anche quella richiesta sovradimensionata di esami strumentali e di visite specialistiche Certo, una nuova medicina territoriale deve necessariamente passare da una rivalutazione della figura del Medico di Medicina generale che deve saper (anche attraverso una formazione continua) recuperare le sue qualità medico-cliniche soffocate da anni di burocratizzazione svilente e mortificante della professione.
* Medico, membro del Direttivo Regionale umbro del Fronte del Dissenso