LA SCELTA DI GUERRA DELL’UNIONE EUROPEA di Fronte del Dissenso

L’arroganza delle oligarchie che controllano l’Ue non ha limiti. La rielezione di Ursula Pfizer von der Leyen alla presidenza della Commissione europea ne è la prova più lampante. Alla crescente mancanza di fiducia dei cittadini, agli scossoni arrivati dalle urne (specie in Francia e Germania), si è risposto con il continuismo più estremo. Unica novità la composizione della maggioranza che governerà l’UE nei prossimi anni. Al trio Ppe (popolari), S&D (socialisti e democratici), Renew (liberali), si sono aggiunti stavolta i Verdi, il cui apporto si è rivelato decisivo. Tra questi è da segnalare il voto favorevole a Von der Leyen di 4 parlamentari italiani eletti nella lista di “Alternativa Verdi Sinistra”.

La scelta non solo di rieleggere, ma addirittura di elevare la trafficona tedesca ad icona dell’europeismo, la dice però lunga sulla crisi di fondo che vive l’Ue. Chiudendo gli occhi perfino sulle indagini sullo scandalo dei vaccini e sulla recentissima condanna subita, il parlamento europeo ha deciso di arroccarsi a difesa di Von der Leyen, del suo ruolo di garante degli interessi della grande finanza e delle multinazionali e – soprattutto – di portabandiera della linea di guerra alla Russia.

Non a caso, due giorni prima della sua rielezione, lo stesso parlamento europeo ha votato una risoluzione sull’Ucraina, che rappresenta una nuova e più pesante dichiarazione di guerra alla Russia. Un documento che, in perfetta continuità con il vertice Nato tenutosi a Washington una settimana prima, mira pure a fare da sponda alla componente più bellicista di una politica americana in fibrillazione. Anche se non tutti coloro che hanno votato quella risoluzione hanno poi sostenuto Von der Leyen (e viceversa), è in quel documento la chiave per capire non solo la scelta di confermare l’ex ministra di Angela Merkel alla guida dell’Ue, ma soprattutto quella ancora più grave volontà di guerra.

Questa risoluzione è passata con 495 voti a favore, 137 contrari e 47 astenuti. Il suo contenuto è chiarissimo: la Russia deve essere sconfitta e fatta a pezzi. Nel dettaglio si chiede il ritorno ai confini del 2014, si sostiene il cosiddetto “piano di pace” di Zelensky, si afferma l’irreversibilità della scelta di far entrare l’Ucraina nella Nato, si minaccia di sanzioni l’Ungheria per la visita di Orban a Mosca. La sintesi di questa linea è riassunta nel «fermo impegno dell’UE a fornire sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario a garantire la vittoria dell’Ucraina».

Su come conseguire la vittoria, la risoluzione non è certo priva di indicazioni concrete. Intanto il parlamento europeo «invita l’UE e i suoi Stati membri ad aumentare il loro sostegno militare all’Ucraina per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma richiesta». Ma per non sbagliarsi gli Stati vengono invitati a sostenere militarmente l’Ucraina con almeno lo 0,25% del Pil (per l’Italia più di 5 miliardi annui), da aggiungere ai 40 miliardi di dollari annui già decisi in sede Nato. Dunque, i 95 miliardi di euro di aiuti (prevalentemente militari) già girati all’Ucraina dall’Ue e dai suoi membri (più i 21 già stanziati per il 2025) non bastano ancora! Ma c’è di più. Mentre la Russia dovrebbe essere costretta a pagare i danni di guerra, il parlamento europeo non solo sostiene l’uso delle entrate derivanti dai beni russi sequestrati dall’Ue e dai G7, ma chiede la confisca definitiva di questi beni, nonché il mantenimento e l’estensione delle sanzioni a Mosca.

Ma, come due anni e mezzo di guerra hanno dimostrato, sanzioni ed aiuti economici ai burattini di Kiev non bastano. Ecco allora la richiesta agli Stati membri di aumentare le attività di formazione dei soldati ucraini, quella di incrementare ed accelerare la fornitura di armi a Kiev, quella di sviluppare le industrie militari per sostenere lo sforzo bellico. Una scelta guerrafondaia condensata nel fondamentale passaggio in cui il parlamento europeo «sostiene fermamente l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo».

Un’affermazione che ha provocato dei leggeri mal di pancia pure nel Pd ed in Fratelli d’Italia, che pure hanno approvato ugualmente la risoluzione. Purtroppo, però, questa vera e propria dichiarazione di guerra è stata votata anche da altri. Ai voti della maggioranza Von der Leyen, in questo caso sostenuta anche dai conservatori di Ecr, si sono infatti aggiunti quelli di diverse componenti del gruppo della sinistra (The Left), mentre – oltre ai parlamentari eletti nella lista guidata da Shara Wagenknecht (BSW) – hanno votato contro solo i due gruppi di destra (“Patrioti” ed “Europa delle Nazioni Sovrane”). Tra le formazioni di sinistra che non si sono opposte alla risoluzione, dobbiamo segnalare il voto addirittura favorevole de La France Insoumise e di altre delegazioni nord-europee, nonché l’astensione di Syriza, degli spagnoli di Sumar, dei baschi di EH Bildu, del PTB belga e di due parlamentari su tre della Linke. Costoro hanno fatto perfino peggio dei Cinque Stelle, che hanno votato contro! Uno smottamento gravissimo che riporta alla memoria il voto favorevole ai crediti di guerra espresso dai partiti socialdemocratici nel 1914. Una vera vergogna!

Le due votazioni avvenute nell’aula di Strasburgo a distanza di due giorni, mentre ci confermano l’impossibilità di ogni riforma dell’Ue, ci mostrano la profondità e l’irreversibilità della scelta bellicista compiuta dalle oligarchie che orientano le scelte di fondo dell’Unione. Non solo l’Ue ragiona ormai come una semplice costola della Nato, essa ne incarna addirittura le spinte più guerrafondaie e russofobe.

Il Fronte del Dissenso sostiene fin dalle sue origini la necessità di uscire dall’Ue oltre che dall’euro. Oggi questa scelta è ancor più necessaria non soltanto per liberarci dalla gabbia austeritaria imposta dalle regole di Bruxelles, ma anche per non finire definitivamente nel baratro della Terza guerra mondiale.

➢ Per l’uscita dall’Ue e dall’euro!

➢ Per l’uscita dalla Nato!

➢ Per portare l’Italia fuori dalla guerra!

Direttivo nazionale del Fronte del Dissenso, 22 luglio 2024


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